Questa che segue è una guida alla scelta delle casse monitor per l’home studio.
In ogni fase del processo di produzione di un brano, che stia scrivendo, registrando o mixando la tua musica, è di fondamentale importanza avere un ascolto il più oggettivo possibile.
Ciò significa ricorrere ai cosiddetti studio monitor o casse monitor, che identificano una particolare categoria di diffusori che ti illustrerò nel dettaglio in questo articolo.
Oltre a questo, leggendo le prossime righe conoscerai quali sono le differenze tra le casse “normali” e i monitor da studio, le differenze tra casse attive e passive, cosa sono i crossover, capirai il ruolo di woofer e tweeter, conoscerai i monitor nearfield e quali sono le loro principali caratteristiche tecniche e, in definitiva, sarai in grado di capire in autonomia quali casse monitor scegliere per il tuo home studio.
Come Scegliere i Monitor da Studio

Partiamo dal presupposto di base: le casse monitor sono uno degli strumenti più importanti del tuo home studio.
In alcune circostanze potresti essere costretto a non usarle (non so, vicini particolarmente suscettibili separati da te solo da una parete di cartapesta), ma a meno che non abbia una imposizione di qualche tipo, ti consiglio vivamente di non stare unicamente con le cuffie.
Cerchiamo subito di capire il perché è importante averle e cos’hanno di così tanto speciale queste casse.
Differenze tra Monitor da Studio e “Casse Normali”
I monitor da studio si differenziano dalle casse audio tradizionali principalmente per un motivo: non sono fatte per “suonare bene“, sono fatte per “suonare giuste“.
Lascia che mi spieghi meglio.
I diffusori dei sistemi hi-fi tendono il più delle volte a colorare il flusso sonoro che riproducono. Questo perché per sua natura l’orecchio umano tende a preferire certe frequenze a discapito di altre.
Una cassa hi-fi che enfatizza le frequenze piacevoli e riduce quelle percepite come sgradevoli sarà giudicata dall’ascoltatore medio come bella da sentire.
Non c’è nulla di male in questo, tanti produttori cercano questo risultato ed è bene che sia così.
Il problema nasce nel momento in cui si sta creando i brani.
Se durante la fase di mixaggio o mastering si usa come riferimento una cassa con un suo colore (che enfatizza cioè alcune frequenze e ne attenua delle altre), quando l’utente finale sentirà quella traccia nel suo impianto audio (o anche coi suoi auricolari), sentirà la somma dei “colori” dei due sistemi, del suo e di chi ha finalizzato la traccia.
A livello pratico, ciò significa che sentirà un timbro diverso da quello che è abituato a sentire usualmente, e seppur magari inconsciamente, avrà l’impressione che quel brano suona male.
Perché Scegliere i Monitor da Studio

Ecco perché scegliere i monitor da studio. Perché sono casse che tendenzialmente non hanno colore, cioè riproducono in maniera grossomodo fedele tutte le frequenze dello spettro sonoro.
Producendo e finalizzando le tracce con casse di questo tipo, chi ascolterà poi i brani percepirà unicamente il colore del suo sistema di diffusione. Essendo quest’ultimo il responsabile di qualsiasi brano quella persona sentirà, il suo orecchio troverà un suono familiare, e quindi piacevole.
Per farti un esempio ancora più banale, è come se volessi dipingere un ritratto su una tela.
Se mentre dipingi indossi un paio di occhiali con le lenti azzurre, come pensi di poter riprodurre il vero colorito della pelle del viso che stai ritraendo?
Sicuramente sceglierai una tonalità di colore sbagliata, e chi vedrà il tuo dipinto (senza lenti colorate) si accorgerà in un attimo che c’è qualcosa che non va!
Le casse monitor, per chi lavora con l’audio, sono come delle lenti trasparenti per un pittore, non viziano la percezione di quel che si osserva / ascolta.
Diffusori Monitor Attivi e Passivi
Ora che ti è chiaro perché è così importante l’uso di casse monitor in studio, cerchiamo di capire quali sono le casse ideali per il tuo, di home studio.
Iniziamo col definire alcune caratteristiche tecniche.
Una delle prime macro differenziazioni che si possono fare è quella che riguarda il sistema di amplificazione. In questo senso le casse monitor si differenziano in due famiglie: casse attive e casse passive.
Della prima famiglia fanno parte quelle casse al cui interno sono presenti uno o più amplificatori, necessari a portare a un livello adeguato il segnale proveniente ad esempio dalle uscite della scheda audio.
Le casse passive sono invece prive di sistemi di amplificazione interna, necessitano perciò di essere collegate a degli amplificatori esterni.
Per comodità e offerta del mercato, in home studio si preferiscono quasi sempre le casse monitor attive. Concentriamoci quindi su queste.
Casse Monitor Nearfield

Le casse monitor non solo devo essere attive, ma devono appartenere anche a una seconda categoria, ovvero quella dei nearfield.
Le casse monitor attive nearfield sono quelle casse amplificate usate in studio per l’ascolto ravvicinato (solitamente tra 1m e 1,5m di distanza dalle orecchie).
Si preferisce questa tipologia di diffusori per tutta una serie di motivi, tra i quali:
- Sono relativamente economiche rispetto ad altre famiglie (midfield e farfield o main monitors).
- Rendono necessario meno trattamento acustico rispetto all’utilizzo delle altre due famiglie appena citate (spesso, ma non sempre).
- Permettono di essere usate potenzialmente per tante ore consecutive senza danneggiare l’orecchio.
- Sono facili da posizionare in studio.
Le più utilizzate hanno inoltre altre due caratteristiche:
- Il loro cabinet, ovvero ciò che vedi esternamente, presenta un’apertura frontale o posteriore, utilizzata per compensare e integrare la risposta della cassa stessa.
- Sono casse a due vie (o biamplificate). Espressione usata usualmente per indicare casse al cui interno sono presenti due amplificatori separati.
Specialmente quest’ultima caratteristica è molto importante affinché il monitor sia di qualità.
Il perché è presto detto…
Casse a 2 Vie – Biamplificate
Le casse a più vie hanno al loro interno un sistema, chiamato crossover e costituito da un insieme di filtri, che separa in diverse parti il flusso sonoro che arriva dalla scheda audio o dal mixer.
I monitor a due vie hanno un sistema di crossover che separa il segnale in due: da una parte le frequenze basse, dall’altra le frequenze alte.
Le frequenze basse sono poi indirizzate verso l’amplificatore dedicato appunto alle frequenze basse, collegato alla membrana il cui movimento genera l’onda acustica composta da frequenze basse. Le frequenze alte sono invece indirizzate verso l’amplificatore dedicato alle alte, a sua volta collegato alla membrana della cassa il cui movimento genera l’onda acustica composta da frequenze alte.
La membrana dedicata alle basse si chiama woofer, quella dedicata alle alte si chiama tweeter.
La situazione è un po’ diversa se il crossover è attivo o passivo.
Se è attivo si ha la configurazione appena descritta, se invece è passivo l’amplificatore è unico, e il crossover separa il segnale già amplificato.
In ogni caso tutte le casse monitor nearfield che presentano due driver (due sistemi di diffusione), non emettono tutte le frequenze da ogni membrana. Ognuna riproduce un range specifico.
Woofer e Tweeter
Woofer e tweeter sono quindi la parte finale del percorso di trasduzione da segnale elettrico proveniente dalla scheda audio a onda sonora in uscita dalla cassa.
Esistono sia woofer che tweeter di diverse forme, dimensioni e materiali. Trattare nel dettaglio ognuno di questi aspetti richiederebbe un libro, non un semplice articolo! Cerco quindi di riassumere dandoti le nozioni più significative utili al nostro scopo.
Le caratteristiche dei woofer determinano tra le altre cose la frequenza più bassa che il monitor è in grado di riprodurre. Seguendo la stessa logica, è in base alle qualità del tweeter che dipende qual è la frequenza più alta riproducibile dalla cassa.
Il range frequenziale udibile dall’uomo va dai 20Hz ai 20KHz (20.000Hz). Tantissimi modelli di monitor da studio sono in grado di riprodurre frequenze ben più alte di questo limite massimo, ma purtroppo nessun monitor nearfield è in grado di riprodurre suoni tanto gravi, anche i più performanti si fermano intorno ai 40Hz.
Non ci si può fare granché, è una questione fisica. Per riprodurre le frequenze prossime ai 20Hz è necessario ricorrere a membrane molto grandi, sicuramente non incapsulabili in una cassa che deve stare sulla scrivania!
Risposta in Frequenza
Nonostante non sia possibile avere delle casse monitor in grado di riprodurre l’intero spettro sonoro potenzialmente udibile dall’orecchio umano, è comunque bene badare all’estensione massima e alla linearità nella risposta delle casse.
Il secondo dato non è sempre fornito dai produttori, mentre il primo si.
Dopo esserti accertato che le monitor sulle quali hai messo gli occhi rispettino tutte le caratteristiche elencate finora, verifica la loro risposta in frequenza, presente sul manuale o reperibile comodamente dalla sezione specifiche tecniche del sito del produttore. Più estesa è, meglio è.
Ovviamente è bene anche che sia la più lineare possibile.
Watt e THD
Se sei sempre stato abituato a valutare la bontà di una cassa leggendo la sua potenza, il suo wattaggio, sappi che questo è un parametro di secondo piano per le casse monitor da studio nearfield.
Considerando che dovrai tenerle accese anche per 8 ore al giorno, scordati di poterle usare ad alti volumi.
Non preoccuparti quindi di quanto spingono, preoccupati di quanto sporcano.
Alcuni produttori, non tutti, inseriscono nelle specifiche tecniche dei manuali anche la voce THD.
Questa sigla è un acronimo per Total Harmonic Distortion, e corrisponde in sostanza a quanto il diffusore è trasparente nella sua azione di amplificazione e riproduzione.
Il valore THD è espresso con una percentuale. L’ideale sarebbe 0%, significherebbe che la cassa è completamente trasparente nella sua azione. Non illuderti, non troverai mai un valore così basso. Più ci si avvicina, comunque, e meglio è.
Connessioni e Controlli
Un buona cassa monitor ha la possibilità di essere collegata alla sorgente del segnale tramite una connessione bilanciata, che sia TRS (connettore volgarmente chiamato jack stereo) o XLR (il classico connettore cannon “microfonico”).
Evita di acquistare monitor da studio che si spacciano per tali e hanno solo ingressi RCA. Può andar bene se hanno anche questa connessione, ma sicuramente non va bene se hanno solo questa.
Tanti modelli hanno poi una serie di controlli destinati alla correzione acustica della cassa, funzionale a farla suonare in modo migliore in base all’ambiente nel quale è collocata.
La situazione più comune è quella in cui si ha un uno shelving sulle basse e uno sulle alte. Sui modelli entry-level questi equalizzatori hanno gain e frequenza di taglio fisse, si possono solo attivare o meno. Sui modelli più avanzati aumentano le possibilità di personalizzazione.
Migliori Monitor da Home Studio
Anche alla luce di tutto quello detto finora, può essere che ancora non hai ben chiaro quali modelli effettivamente sono i migliori in base al tuo limite di spesa.
Fra un attimo ti do delle altre indicazioni pratiche, intanto ti rimando a un altro articolo nel quale ho già descritto dei modelli specifici che vale sicuramente la pena prendere in considerazione: Casse Monitor da Studio Nearfield Economiche.
Quali Casse Monitor Scegliere?
Al di là di tutti i fattori tecnici da manuale, per giudicare obiettivamente una coppia di casse monitor bisognerebbe sentirle in prima persona. Se però non hai la possibilità di farlo ti lascio ulteriori indicazioni sui punti da valutare al fine di fare una scelta consapevole:
- Qualità delle caratteristiche tecniche. Il primo aspetto da valutare è certamente l’insieme delle caratteristiche tecniche della cassa, specialmente quelle che ti ho già indicato. Riassumendo, nello specifico, preferisci modelli che hanno una risposta in frequenza ampia e lineare, che hanno bassi valori di THD e che hanno amplificatori separati per ogni driver (cioè woofer e tweeter completamente indipendenti).
- Budget. Certo è che se badi solo ai dati del manuale finisci per scegliere modelli che costano l’ira di Dio. Valuta anche in base alle tue possibilità di spesa, ma metti in conto una cifra non inferiore ai 300€ per la coppia. Se non puoi spendere tanto, momentaneamente puoi accontentarti di una buona cuffia; passerai agli studio monitor non appena potrai permetterteli.
- Dimensioni della tua stanza d’ascolto. Se lavori in una stanza di 3x3m non ha alcun senso scegliere un modello con un cono da 8″. Ti creerà più problemi che altro. In linea di massima è bene in home studio preferire modelli con woofer dal diametro compreso tra 5″ e 7″.
- Dimensioni e peso cassa. Anche le dimensioni dell’intera cassa e il suo peso sono dei criteri da non sottovalutare. Posizionerai la tua coppia di casse monitor sopra la scrivania o su supporti indipendenti? In ogni caso verifica in anticipo che il tuo supporto sia sufficientemente spazioso e che riesca a reggere il carico facilmente.
- Acquista la coppia. Certo, è ovvio, ti servono 2 casse monitor, una destra e una sinistra. Non è altrettanto scontato però che tu sappia che nella stragrande maggioranza dei casi le casse monitor vengono vendute singolarmente. Banalmente, ne devi prendere due uguali. Quando si orienta la scelta su monitor di fascia alta (specialmente a 3 vie e/o midfield), noterai che tanti produttori producono due varianti dello stesso modello: uno destro e uno sinistro (spesso chiamati semplicemente A e B). Occhio a non acquistare due casse destre o due sinistre! La posizione dei driver al loro interno deve in questi casi essere speculare, non uguale, ecco perché esistono le due varianti.
Usa gli Studio Monitor per Mixare
A questo punto sono certo di averti dato abbastanza informazioni per poter scegliere le tue prossime casse monitor con una maggiore consapevolezza.
Quando le avrai finalmente nel tuo home studio, lascia da parte le cuffie, le userai al massimo per fare l’editing (o se proprio rientri in una delle categorie di persone costrette a mixare in cuffia).
Produrre musica e mixare tramite studio monitor dà tutta una serie di vantaggi non ottenibili con il solo ascolto in cuffia. Ecco perché non vedrai mai un fonico mixare in studio solo con le cuffie.
A tal proposito, se il tuo scopo in home studio è quello di mixare le tue tracce o di imparare a farlo per mixare i brani per dei clienti, posso aiutarti a raggiungere risultati migliori, anche se parti da zero.
Ti spiego meglio come in questa pagina.