Non c’è un solo progetto, di produzione o post produzione che sia, che non richieda il ricorso a un equalizzatore.
L’equalizzatore è infatti uno dei processori di segnale più utilizzati in assoluto, al pari di compressore o riverbero.
Al contempo, proprio perché utilizzato quasi sempre, è uno dei processori che rischia maggiormente di essere applicato in modo errato o non ottimale.
Proprio per questo voglio darti alcuni suggerimenti che ti aiuteranno a fare delle scelte più ponderate, per un uso dell’equalizzatore più consapevole ed efficace.
Ecco quindi 5 consigli per usare l’equalizzatore al meglio.
1. Usalo solo se necessario
É vero che si utilizza in praticamente ogni progetto, ma non in ogni traccia del progetto.
Il classico problema dell’epoca digitale: avendo tutto a disposizione, si tende a utilizzare tutto e sempre.
Evita questa brutta abitudine, applica le tue equalizzazioni solo alle tracce che realmente lo richiedono, e lascia inalterate quelle che già suonano come dovrebbero.
Ascolta le tue tracce e chiediti: questo suono è migliorabile o è già il migliore che posso ottenere?
Se non riesci a darti una risposta a priori, procedi così: equalizza, senti con attenzione il prima e il dopo, e se il prima è più appropriato, cancella l’equalizzazione e torna alla situazione iniziale.
2. Attenua invece di Aumentare
Ogni equalizzatore si comporta in modo diverso.
Uno analogico si comporterà diversamente da uno digitale, così come due della stessa tipologia si comporteranno diversamente l’uno dall’altro.
In base a come quel processore è stato costruito (o programmato) il risultato ottenibile è variabile, a parità di parametri inseriti sullo strumento.
Per ridurre al minimo eventuali obbrobri timbrici e al contempo stare cauti ed evitare di stravolgere le tracce originali, è buona norma iniziare il processo di equalizzazione togliendo il non necessario, piuttosto che aggiungendo quel che manca.
Enfatizzare una zona frequenziale senza poi abbassare il livello generale in uscita dall’equalizzatore significa anche alzare il volume della traccia, cosa che per il nostro orecchio equivale inconsciamente a “suono più piacevole”.
È un nostro deficit uditivo, uno dei tanti motivi (non certamente l’unico) per cui quando si mixa a volumi molto alti il brano suona poi male se ascoltato a volumi bassi.
Per tutti questi motivi quindi, effettua azioni più prudenti.
Se vuoi un suono più profondo non alzare le basse, piuttosto attenua leggermente le alte.
Se anche così facendo non ottieni il risultato che cerchi, allora puoi procedere anche all’enfatizzazione di altre frequenze. Seguendo questa logica agirai più consciamente, e sarai ragionevolmente sicuro che quella che stai applicando sia l’equalizzazione più adatta per quella traccia.
3. Digitale per Pulire, Analogico per “Colorare”
Come ho detto nel punto precedente, equalizzatori analogici e digitali suonano in modo diverso.
Spesso quelli analogici suonano più colorati rispetto alle controparti software, a meno che queste ultime non siano emulazioni di hardware analogico.
Colorato significa tutto e niente in realtà, non è una caratteristica univoca riscontrabile in modo assoluto.
È tuttavia un qualcosa di misurabile, in quanto quello che definiamo colore di una macchina analogica (o di una sua emulazione digitale), altro non è che l’insieme di rumore e caratterizzazioni intrinseche dell’apparecchio unite a distorsione armonica introdotta dallo stesso.
In base a ciò, il mio terzo consiglio non può essere che questo: usa un equalizzatore digitale quando hai bisogno di pulizia o di mantenere inalterate le qualità timbriche della traccia; usa un equalizzatore analogico (o sua emulazione) quando vuoi rivitalizzare una traccia che suona spenta o povera.
4. Vacci Piano!
Tenendo molto bene a mente i suggerimenti che ti ho dato finora, applica ogni equalizzazione in ottica conservativa.
Attenua prima di enfatizzare, si, ma non esagerare nemmeno con l’attenuazione!
Magari la traccia di voce sulla quale stai lavorando necessita di una ripulita sulle basse, quindi devi ricorrere a un filtro passa alto.
Applica il filtro partendo dalle frequenze più basse e poi vai a salire. Impostarlo da principio a 300Hz può voler dire quasi certamente che si, stai togliendo le basse che non ti servono, ma che stai anche irrimediabilmente snaturando il timbro originale del cantato.
Lo stesso discorso uguale e identico è valido anche per l’utilizzo di equalizzatori molto colorati. Applicare a ogni traccia della sessione un equalizzatore che introduce parecchia distorsione armonica significa rischiare di ottenere un mix timbricamente sbilanciato.
5. Ascolta in Solo: Perché Si e Perché No
Questo punto è uno dei più controversi.
Ci sono scuole di pensiero che indicano come fondamentale l’equalizzazione delle tracce in solo (ascoltando quindi solo e unicamente il canale sul quale si sta agendo), e altre che sostengono sia indispensabile equalizzare una traccia ascoltandola contemporaneamente a tutte le altre tracce del brano.
Il mio consiglio è una via di mezzo tra questi due modi di agire.
Collegandomi all’esempio precedente sul filtro passa alto applicato alla voce, avrei molte difficoltà a trovare la giusta frequenza di taglio del filtro se non ascoltassi la traccia in solo.
Analogamente, avrei le stesse difficoltà a percepire quale dovrebbe essere il timbro più congeniale a incastrarsi nel mix generale se non ascoltassi la traccia vocale inserita nel suo contesto, ovvero insieme a tutte le altre tracce del brano.
Per cui una buona strada da seguire potrebbe essere questa: inizia con la traccia in solo ripulendola dalle frequenze di disturbo o non necessarie, dopodiché nel momento in cui decidi di modellarne il timbro fai dei ripetuti ascolti attivando e disattivando il solo dopo ogni piccola modifica, così da renderti conto meglio di quale direzione stai dando al timbro della traccia in relazione al timbro complessivo del brano.
Ci sono mille modi per approcciarsi all’equalizzazione, ogni fonico ha le sue tecniche preferite, che non sempre coincidono con quelle dei colleghi.
Anzi, quelle che per alcuni sono le pratiche base fondamentali, per altri sono procedure da evitare!
Quelli che ti ho esposto in questo articolo sono alcuni degli accorgimenti che suggerisco spesso ai miei alunni, delle linee guida che se applicate correttamente evitano di compiere sbagli grossolani, i classici errori da principianti 😉
Fai tesoro di questi suggerimenti e applicali fin da subito alle tue produzioni.
Quando dopo tanta pratica ne sarai padrone, arriverai ad avere i tuoi metodi di equalizzazione, e allora riuscirai a dare alle tue produzioni il tuo caratteristico sound.
Cover foto credit: Sonnox