Ho scritto questo post per spiegarti un concetto molto semplice, ma che viene spesso frainteso o non compreso del tutto.
In questo post parlo di mastering audio, che cosa è, e perché lo si fa.
Si trovano in rete una marea di informazioni al riguardo, dalle guide “filosofiche” a quelle più pratiche.
Ritengo però che questa sia una disciplina molto complessa, che non può essere riassunta né spiegata solamente per iscritto. La lettura di un articolo, di una guida o la visione di un video può sicuramente aiutare, ma non credo sia minimamente sufficiente. Imparare a fare mastering leggendo un post sarebbe come cercare di imparare a guidare guardando la foto di un’auto… 😉
Non ho pensato quindi questo articolo con lo scopo di insegnarti a fare mastering, ma con lo scopo di fare chiarezza sulla materia, spiegandoti appunto di cosa si tratta e come avviene questo processo, quando lo si fa, quando non lo si deve fare, e quali sono le condizioni necessarie per poterlo fare.
Il Mastering Audio
Inizio subito con lo spiegarti il significato di mastering.
Il mastering è l’ultima fase da seguire nel percorso che porta un brano dalla sua composizione alla sua distribuzione.
Con il mastering si rende un brano, già opportunamente mixato, adatto alla sua distribuzione commerciale.
Questa è la spiegazione breve. Ora veniamo alla spiegazione un pochino più articolata.
Come ben saprai, un qualsiasi brano prima di essere pronto per la vendita o l’ascolto in streaming segue un processo che è praticamente lo stesso a prescindere dal genere musicale di appartenenza.
Per semplificare il concetto riassumo questo processo in fasi, che generalmente sono:
- Composizione – Ideazione e registrazione alla buona delle diverse parti.
- Registrazione – Quando tutti gli strumenti vengono registrati in maniera (si spera) impeccabile.
- Mixaggio – Fase che porta tutte le tracce di tutti gli strumenti registrati a diventare un unico file stereofonico.
- Mastering – La fase di cui parliamo ora!
Nella fase di mastering, quindi, si lavora spesso con un unico file stereofonico, che subirà tutti i processi necessari.
Questi processi sono vari e dipendono da un’infinità di fattori relativi al brano già mixato. Tra i più importanti ci sono sicuramente:
- Genere musicale
- Qualità timbrica
- Estensione dinamica
- Spazialità
- Qualità del mixaggio
In base al materiale di partenza, durante il mastering si dovrà scegliere quale tipo di processi applicare e soprattutto in che misura.
Il genere musicale è probabilmente il primo e più importante criterio dal quale partire per fare le opportune scelte. Diversi generi musicali necessitano volumi diversi così come timbri diversi. Pensare di seguire le stesse regole per un brano jazz e uno techno significa non aver capito nulla di quello che ci si sta apprestando a fare.
È possibile che un brano ottimamente mixato abbia bisogno in mastering solo di una leggera equalizzazione o poco più, come è possibile allo stesso modo che un brano non ben ottimizzato debba subire pesanti compressioni.
Quello che va capito e che cerco di far comprendere ai miei alunni così come agli amici in tante discussioni, è che il mastering è un processo che fonde tecnica e arte, conoscenze teoriche e gusto musicale. Potenzialmente possono farlo tutti, ma non tutti dovrebbero.
Ti consiglio di lavorare tu stesso al master dei tuoi brani se:
- Hai ottime conoscenze della materia;
- Sai come “deve suonare” il brano;
- Hai una perfetta conoscenza dei processori di dinamica e d’effetto necessari al compito;
- Hai hardware e/o software di alta qualità e li padroneggi alla perfezione;
- Hai casse monitor con elevata risposta in frequenza, grande linearità ed estensione dinamica;
- Conosci e padroneggi i fenomeni acustici e psicoacustici legati alle tue condizioni di ascolto;
- Hai una sala d’ascolto dall’acustica controllata;
- Hai “masterizzato” tanti altri brani prima.
Ti sconsiglio invece di finalizzare tu stesso i tuoi brani se non rispetti anche uno solo dei punti appena elencati.
Detto questo, ora risponderò a due delle domande che mi vengono fatte più spesso quando si parla di mastering.
Mastering Analogico o Mastering Digitale?
Meglio una Lamborghini Aventador o una Chevrolet Camaro? Dipende! Se il tuo scopo è andare a 200kmh, lo puoi fare con entrambe. Cosa cambia allora? Che con i soldi di una sola Lamborghini ti puoi comprare 10 Camaro.
È un esempio che ti potrà sembrare fuori contesto, ma in realtà rispecchia bene quello che voglio intendere. Dire in termini assoluti che è meglio il mastering fatto completamente in analogico rispetto a quello fatto solamente in digitale o il vice versa, credo sia sbagliato. Ci sono infatti molti criteri di valutazione per poter definire il significato della parola usata: migliore.
Migliore per quanto riguarda la qualità? Migliore per i costi? Migliore per i tempi di lavorazione?
Dipende.
Se parliamo di qualità pura e semplice, beh eguagliare il risultato ottenibile da una catena analogica di fascia alta è a oggi ancora molto difficile con solo software.
Se parliamo di costi, beh allora la scelta vincente è sicuramente il software! Potenzialmente lo si può così fare a costo zero o quasi.
Se parliamo di tempi di lavorazione vince ancora il digitale, a meno di mani (e orecchie) veramente esperte che operano su materiale di partenza di ottima qualità.
In ogni caso, tieni presente questo: crearti la tua catena di mastering analogica può arrivarti a costare cifre a quattro zeri. Crearti la tua catena di mastering digitale anche. Non c’è un limite di prezzo per poter dire di aver raggiunto il top, il limite semmai è il budget di cui disponi.
Se vuoi ottenere una qualità professionale, fare tutto il processo all’interno di FL o Ableton o Logic o Cubase o qualsiasi software utilizzi, con i soli processori interni al software, è una battaglia persa in partenza.
Mastering in Studio o Mastering Online?
Questa è un’altra delle domande che mi sento spesso rivolgere.
La risposta è, se non complessa, quantomeno articolata. Ci sono dei pro e dei contro per entrambe le soluzioni.
Nota: parto dal presupposto che sia lo studio fisico sia lo studio online possono operare entrambi indistintamente in analogico, in digitale o in soluzioni ibride.
Se decidi di portare il tuo mix in uno studio, avrai al possibilità di correggere in tempo reale la direzione dei lavori dando indicazioni al fonico che ha in cura la tua traccia. Questo è veramente un ottimo pro, ma solo se hai le idee estremamente chiare sul risultato che vuoi ottenere. Dovrai comunque fidarti di chi hai davanti, non potrai imporre scelte “discutibili”. Se c’è lui nella cabina di regia e non tu un motivo ci sarà… 😉
Poter dare indicazioni, tante indicazioni in tempo reale, è molto bello, si, ma è anche molto costoso. Il motivo principale è il tempo. Il tempo necessario a terminare il master aumenta enormemente interrompendo e facendo modificare i settaggi dei processori. La conseguenza naturale è che invece di pagare per un’ora di lavoro a brano, magari dovrai pagare per due o addirittura tre ore di lavorazione. Se devi finalizzare un album intero e non un solo brano, le diverse canzoni devono avere anche un’amalgama sonora tra di loro, ergo ulteriore tempo di lavorazione. Nulla di strano quindi se il mastering in studio arriva a costare anche dieci volte rispetto al corrispettivo online.
Veniamo quindi all’altra opzione, il mastering online appunto.
Il mastering online è la seconda soluzione, oggi molto utilizzata, per finalizzare le proprie tracce.
In linea di massima quelli che sono i vantaggi nel compiere questa scelta sono i tempi di lavorazione relativamente più brevi, a meno di non dover ricorrere a revisioni del brano finito, e i costi tendenzialmente più bassi. I motivi sono molteplici, ma grossomodo il principio su cui si basano sono quelli che ho già espresso finora, evito quindi di ripetermi.
Conclusioni
Concludo questo post facendo una mia considerazione personale.
Non importa quanto spendi, non importa se usi un equalizzatore Maselec e un compressore Manley o un equalizzatore e un compressore di Logic. Le uniche due cose che importano e che ti devono importare sono che il brano finito soddisfi le tue esigenze, la tua idea di come il brano dovrebbe suonare, e che il brano abbia le caratteristiche timbriche, dinamiche ecc appropriate per il genere musicale e il mercato nel quale deve posizionarsi.
Tutto il resto è gusto, e il gusto, si sa, non può essere giusto o sbagliato.